Cerca nel blog

Com’e’ la vita di questi tempi?

Com’e’ la vita di questi tempi? Un parossismo di catastrofi.
E cosa vuol dire, poi, di questi tempi? Vuoi dire di queste settimane, di questi mesi, anni, decenni,secoli? Fate voi: di questi tempi e’ un presente allegorico. 

figura retorica per mezzo della quale l’autore esprime e il lettore ravvisa un significato riposto, diverso da quello letterale, ed e’ una veritate ascosa sotto bella mensogna (Dante) 

Resta inteso che a noi pare scrittore degno di nota soltanto chi e’ capace di significare, in piccolo o in grande, la condizione emotiva e mentale dell’oggi incombente. La condizione reale, effettuale, e quella possibile. Nella categoria del possibile si muove la liberta’ dello scrittore,
Universi rovinosi possono essere raccontati con grandissima calma. L’ironia puo farci partecipare nello stesso istante, nella stessa frase, al tragico e al comico.
Non si puo’ raccontare il parossismo col parossismo, la catastrofe con la catastrofe.
Bisogna introdurre nella scrittura la forma ipotetica dell’allegoria, la quale consente di ”straniare”, di prendere le distanze (per vedere meglio). Bisogna lasciar credere che ci s’impiglia nell’assurdo, nell’incongruo, nei parossismi fittizi dell’immaginario; come accade generalmente agli umoristi, che si contentano di tali effetti.
Bisogna avere l’aria di non dire niente (niente di reale), mentre si sta facendo il possibile proprio di dire le cose come stanno. 
Nella scrittura letteraria, l’ironia non e’ una occasionale figura retorica; e’ una forma squisitamente allegorica, che pervade l’intero testo, sia esso fulmineo come un aforisma o lungo come un romanzo.
L’ironia che si espande nei luoghi comuni del linguaggio e li rivoltola e li trascina verso precipizi del senso o imprevedibili squarci di bellezza malinconica; assistere a questo strano processo: i luoghi comuni del linguaggio che diventano poesia, godimento, tracce esistenziali di un mistero buffo che si svolge inarrestabile nella mente.

[1984] Dare la mano

                Dammi una mano
man mano che le cose ci riguardano
                    che se alla fine
                la mano che mi dai
e quella che di solito ci prendono le cose
    ci vengono sottratte e poi restituite
                                una in tasca
                                    la tua
                                        in evidenza
                passati i novanta giorni dovuti
                    si fotografano scheletri
                        di donne nervose
                    acchittati negli armadi.

Inganno per i Maestri (di Realtà)

Molestamente a parte
non ho molto da dubitare
Le parole mi crescono sane
dentro non c'è sforzo per questo


Se accade che quando esco
non ho coscienza
Ho amici che son relativi
magari soltanto per me


Cresco per delicatezza
Ammiro il bello
Ho orrore genuino della morte
ma questo non mi vieta
se m'adduggia
Di lamentare


Spendo qualche soldo
di spiccioli lirici

Mi hanno inventato i soldi
per distruggerli

Ed io li pago - monete uguali
con immagini diverse


E non credo più nell'amore!
aggiungici.






(Inganno per i Maestri, Poesia 
dell'improvvisazione, Roma)