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il comico in poesia


Qual'è la tua esperienza del comico in poesia? «Riguarda la mia poesia ma stranamente non in una accezione propriamente "comica", anche se questo termine in questo recital è usato in senso eccezionale. Una "ecceità" che non si confonde con un oggetto o una cosa o un genere, ma uno stile di uscita, formale e non, dal canto elegiaco e dalla boutade. Il comico come stornamento rigoroso dalla bella forma».

Cioè? «Nel dramma il pathos strega le soluzioni, e le voci ripiegano in interni confortevoli, masochismo dell'ironia, sadismo degli humours, in un triangolo asfittico. Nel tragico, per simulazione, spunta il comico, come parodia, come distanza da sè. Come fuoriuscita: una boccata d'aria nell'esercizio e nell'allenamento della lingua (il comico) è l'immediato sparire in una risata che pure viene partorita all'interno del grido e del senso.


Un gioco raffinato dell'intelligenza?   «Senza intuizioni l'intelligenza serve a poco, e poi viene dopo. C'è invece una sottovalutazione del comico stupido e bestiale, della violenza costrittiva del nonsense, che pure ci fa scoppiare. Dicendo questo penso a Mike Bongiorno, che è di una comicità irresistibile, basta prendere gusto al disgusdto che fa. Nella scrittura poetica non basta certo il lazzo o la cattiveria, c'è il lavoro e la  sensibilità che fa sí che ciò venga fuori, che svanisca infine, perchè nel comico non c'è individuazione cosciente, come nella satira, non ci sono scadenze da smascherare o da rivelare; c'è invece un gioco di voluttà che sorprende soprattutto perchè non ti lascia niente».

Ma che cos'è tutto questo panegirico comico; allora? «Una tristezza! Siamo tristi e infelici come Keaton e Totò, che pure ebbero la virtú, contro le sentimentalità di Chaplin, di non essere mai ricattatori; tristi poi perchè se è vero che non sa mai definire l'amore che ci portiamo figuriamoci l'azzardo di precisare, nell'infelicità, la comicità di tutto questo. L'idrolitina ci vuole! per digerire!...


 Chi pensi che vincerà? «Io seguo molto la Domenica Sportiva, perchè allo Stadio non ci riesco ad andare, c'è una falsa violenza/allegria, non si diverte nessuno. Ma le interviste dopo o prima della partita ai calciatori sono esilaranti, nella loro previsione». «Sono un gran bel pezzo di calciatore e timidamente rispondo: "Andrà cosí, vedremo, vincerà come sempre il piú forte in campo"».


Cloppete cloffete clocchete, il comico in poesia è il titolo palazzeschiano di uno SpettacoloDerbyPerformances che si terrà il 22 febbraio '82 a Roma al Teatro dell'Orologio in via Dei Filippini 17a dalle 19 alle 24.
Parteciperanno alla "corsa" oltre venti poeti, tra i quali, favoriti come Riviello, Scialoja, Frassineti, Niccolai, Costa, sfavorito invece anche se annunciato ma infortunato lo scettico: Valentino Zeichen. Di scuderia, Reim, Veneziani, Insana; e gli outsiders, ... ed altri. Tempo e velocità della corsa saranno i versi che naturalmente non prevedono assolutamente vincitori ma risate in campo. Pubbliche. A proposito, i managers,  Orazio Converso e Guido Galeno curatori dello spettacolo che avrà come "grand maitre à presenter" Elio Pecora, hanno incrociato in una intervista un'analisi delle condizioni del campo, del tempo, delle velocità di esecuzione e, helàs! - azzardano persino vincitori, e scommesse, clandestine, e morti sul terreno, dal ridere.

TELEVISIONE FOLLE

Tra le conversazioni a tavola quella multimediale e' l'unica che trovi universale riprovazione, a fronte di una pratica estremamente diffusa. Guardare la tv mentre si mangia non e' bene, insomma, si sa, ma al Kamastra dì Civita' una sabato sera puo' succedere che, accanto alla cucina culturale, la tv si faccia, addirittura Sono ospiti il GludaLab con la rivista interattiva Margi e nella sala proliferano i media Sui tavoli le piccole handycam e accanto al telefono una stazione rnuitimediale su Internet:, si scrivono 'pagine' sovrappongono immagini, poi,si sovrascrivono le pagine gia' scritte e si registrano canti del gruppo che cena sul fondo;.. il Nuovo Media Interattivo si fa strada tra noi nel piu' assoluto anonimato, a cene, tra i cibi dei nostri luoghi, cibi e luoghi che si parlano profondo.

La domenica, poi - un giorno di pausa e' piuttosto lavoro che altro - uno sguardo ai settimanali, alla programmazione televisiva, a conversazioni un po oziose e distratte, alla radio locale, ai giochi telesivi estivi.,.Ed ecco la stereofonia dei linguaggi, Ed eccoci diventare noi stessi luoghi pubblici, piazze di Tangeri, souk, Luoghi in cui sostano parole, sintagmi minuti, mozziconi di formule.

E dunque s'intende che la scena dei mezzi di comunicazione di massa rassomiglierai sempre piú al chiacchierio di fondo in un ristorante, o alla confusione che invade il navigatore frastornato dei media quando smette di guardare, leggere, ascoltare e rimane solo con se stesso.
 Allora rifuggiamo dalle interpretazioni apocalittiche che il fine millennio ci indurrebbe a fare e proviamo a interrogare uno scrittore dei new-new media che disegna le architetture dei nuovi mondi e cerca .soluzioni "

Minacciato dal carico di queste preziositá che chiedono di essere raccolte guardo con fiducia ai webrobots che in modo asincrono - quando dormo , viaggto, quando dimentico la loro esistenza - continuano a girare, ad essere scritto, a pubblicare casualmente (random mode) tutto cio' che in ogní angolo della terra, senza orari, gli viene richiesto di pubblicare (send mode), vi guardo come all'unico automatismo capace di garantire, previa scrittura, la competenza dei media, di linguaggi diversi.."
Robots? send mode? Termini misteriosi di un linguaggio speciale, da creature lunari: per capire non basta píu' parlare, ci si deve collegare:
 http://wìnweb.deís.unicalit/margi.
La nonna alla fine delle trasmissioni tv, prima di spegnere, rispondeva al saluto dell'annunciatrice " Buonanotte ", e lei " Buonanotte, signorina ". Questo solo qualche decina di anni fa. Si deve rompere ora l'ipnosi indotta dai consumo sempre piu' massiccio di televisione, radio, stampa quotidiana e non, telefono,opuscoli, ecc. e cogliere la rivoluzione dell'interattivitai per liberare energie indispensabili a reggere la sfida degli anni duemila. In Calabria? Si, proprio in Calabria.


NAUFRAGIO CON LETTORE

Non è detto che la lunga strada della scrittura porti ad un certo punto a se stessi e questo, si sa, vale per lo scrittore come per chi lo legge, in un libro o in una intera opera. Poi succede che scrivendo ci si accompagni con naturalezza passo passo in certi luoghi, in certi avvenimenti e questa è Milly nelle stanze della paura, così in un libro in cui non si è mai soli anche nel pieno marasma della materia 'oscura' che lo tiene.
Sembra impossibile che questa energia si liberi senza piaggeria da una materia terrosa stanca di vivere che tiene col fiato sospeso, curioso che ci si possa accompagnare fino a diventare amici quando non si vorrebbe altro che fuggire di fronte a tanto dolore.
Ho sentito al solito dalle prime pagine, nell'incontro con l'autore protagonista esso stesso del noir, incombere la drammaturgia implacabile del Naufragio con Spettatore: il lettore/spettatore da un luogo sicuro, passeggiando sulla spiaggia come il vecchio Plinio, vede nella tempesta la nave e può leggere sui visi storti dalle grida, nei movimenti convulsi dei naviganti l'avvicinarsi fatale dell'inabissamento. Rassicurato dal confronto tra la sua condizione di favore e la precarietà senza scampo dei marinai egli scopre un sentimento segreto, umano e disumano ad un tempo. Nell'andare delle pagine del nostro libro, il delinearsi dei fatti esposti con mano sicura, non lascia margini pur nelle varie sfumature del tempo, ad equivoci di qualsiasi sorta: è mare grosso, terribile, lo scafo è fragile, il buio della tempesta è denso.
Questo libro racconta cose dure, quasi indicibili, che non dovremmo ascoltare, che non vorremmo esistessero e basta. Dobbiamo assistere impotenti fino ad un certo punto sperando solo di scamparla. Ed è proprio a questo bivio, di fronte a questo dilemma impossibile, che la scrittura ci viene in aiuto. Facciamo il tifo con lo scrivente che tiene con mano sicura la penna. Passiamo con Alice oltre lo specchio, vediamo bene nel quadro la zattera, ma non solo; al congedo : “Ogni parola scritta, ogni immagine evocata nasce da momenti di disperazione e solitudine. Ogni tratto lasciato sulla tela.. (..) Bello pensare che tali segni possano diventare strumenti di comprensione che ci avvicinano agli altri.” Semplice e diretto, non c'è mai il ricatto sotteso, la chiamata all'armi o la mozione degli affetti, tantomeno il carico filosofico che ben altri hanno detto prima «Vous êtes embarqués» (Pascal. Pensées, 451 ) ed è sotteso nelle cose dette, nella speranza che circola in ogni parte del libro e lo suggella.
Ho ritrovato per esempio i toni del Quartetto di Alessandria di Lawrence Durrell, sia nel bene che nel male, ma è evidente che le suggestioni sono tante; comunque, leggendo , spesso si avverte sotteso un programma (si sarebbe detto una poetica un tempo) come quello che Alfredo Giuliani suggerisce negli Orari Contrari di Klobas, "..Bisogna avere l'aria di non dire niente (niente di reale), mentre si sta facendo il possibile proprio per dire le cose come stanno". Dirò all'autore-attrice, l'autrice appunto, di porsi esplicitamente, ora, innanzitutto, questioni formali, insomma la letteratura, cose saltate di slancio per l'urgenza di dire le cose come stanno; di assumere fin in fondo quelle scelte che l'intuito le ha suggerito ne Le stanze della paura, come se sapesse dall'inizio che scrivere è fare l'amore in pubblico - per dirla con il Poeta - e val bene dunque non badare a coprirsi inutilmente protendendo lo scudo: è bene appoggiare la scala della letteratura all'erta delle nostre sperimentazioni, prendere le distanze giuste mentre ci si butta di nuovo a testaprima nella passione che ci muove (magari un nuovo libro ai/per i ragazzi che occhieggiano nel racconto e parlare a tutti i figli che si interrogano sui  propri genitori).

[Milly Ferrari, Naufragio con lettore Copyleft © videor.it videorivista di poesia di Elio Pagliarani e Orazio Converso] Nelle stanze della paura https://g.co/kgs/Ymc8bd

La poesia


Amo le forme di aristocrazia, come la poesia, come il grande software prodotto diffusamente e incontrollabilmente, "personali": software, poesia, le persone stesse.
Ho scelto la causa della poesia, tra le altre culture, per due motivi: tutti possono praticarla (è democratica la poesia), è terribilmente esclusiva ( aristocratica), è difficilissima raffinata mutevole libera.
Una cosa a cui tutti accedono e pochi raggiungono, pochissimi tanto che non se ne rendono conto, e la poetizzano.
Io non ho scritto romanzi o altra letteratura perchè bisogna "saper farlo" in un dato modo. La poesia è libertà, e ti punisce  lei stessa quando sbagli, fallisci..

La cosa più comica è che vanno a scuola, di una cosa di cui gli insegnanti non sanno nulla, ah ah ah
Loro conoscono la poesia morta, quella che "immortale" appartiene al passato, non al tuo mondo d'essere.

Sanguineti mi rispose semplicemente così (perchè questi ti rispondono se sai incontrarli!): "nel mio scaffale ci sono tutti, c'è addirittura shakespeare, ma io provo, penso, dico,...lo stesso"
Così fanno i poeti.